Il diario, dunque: ma non come resoconto narrativo dei fatti quotidiani, non come religione della giornata o bollettino dell’io. Non un giornale intimo, ma un periodico esteriore, semmai. Periodico, perché non tutti i giorni – purtroppo – regalano incontri importanti di cui prendersi cura sulla pagina, e quindi non c’è nessun motivo per cui valga la pena di perdere tempo a inseguire col fiatone il racconto di tutto il calendario. Esteriore, perché privilegia la vita di relazione, scavalca il sentimentalismo interiore delle impressioni e si installa direttamente dentro la voce dell’altro, nelle sue espressioni, nelle frasi effettivamente comunicate. […] Dedicare tempo non tanto al commento delle frasi degli altri, ma semplicemente alla loro trascrizione. Dar loro diritto di accesso e residenza sulla pagina senza fargli pagare il pedaggio dell’interpretazione.
Tiziano Scarpa – Cos’è questo fracasso?
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